Quando si parla di educazione, la si inquadra normativamente in tre diverse “categorie”:
[box]- APPRENDIMENTO FORMALE
– APPRENDIMENTO NON-FORMALE
– APPRENDIMENTO INFORMALE[/box]
FORMAZIONE FORMALE
Avviene secondo pratiche e forme formalmente istituite, in Italia necessita obbligatoriamente di un riconoscimento legale (MIUR, Cost. art. 33) e si conclude con l’acquisizione di un diploma o di una qualifica riconosciuta. Quindi ha luogo nell’intero arco scolastico, che va dalla scuola primaria all’università e include una varietà di programmi e di istituti specializzati per la formazione tecnica e professionale.
FORMAZIONE NON-FORMALE
E’ non-formale ogni attività educativa organizzata al di fuori del sistema formale e realizzata nell’ambito di organizzazioni o gruppi della società civile, nelle associazioni ecc.
È rivolta a categorie di utenti ben individuabili e si pone determinati obiettivi nel campo dell’apprendimento, ma non prevede l’acquisizione di titoli di studio o qualifiche riconosciute.
L’epoca informazionale (Castells, 1996) in cui viviamo, di fatto, ci introduce in un mondo nuovo: un mondo dopo il moderno, in cui da un lato c’è una nuova povertà, quella di chi non ha soldi e non ha prospettive, dall’altro c’è una nuova fonte di ricchezza, la conoscenza. In questo mondo dalle caratteristiche nuove oltre che peculiari, la domanda che bisogna porsi è: in che modo una pratica di diffusione, condivisione ed elaborazione della conoscenza può ridurre la povertà e sostenere lo sviluppo dell’individuo? Quale potrebbe e dovrebbe essere la forma strutturata di questa condivisione? Come si costruisce la fiducia necessaria per condividere e dare valore a questa necessaria formazione? (De Biase, 2013)
Per comprenderlo bisogna analizzare le radici stesse del cambiamento. Alla sua base si registra un profondo mutamento del soggetto, che si trova a dover affrontare una formazione continua lungo tutto l’arco della vita per fronteggiare il nuovo mondo in modo costruttivo, oltre che attivo. Questo necessita, ovviamente, una nuova classe di corsi di formazione che seppur rientrano di fatto nella formazione non formale, devono necessariamente far propria un’alta qualità/eccellenza sia di progettazione che di erogazione; la posta in gioco è infatti la qualità dello stesso nuovo soggetto post-industriale e/o informazionale.
Pur essendo riconosciuta dall’Unione Europea, al pari dell’educazione formale, come strumento per raggiungere le 8 Competenze chiave, l’ educazione non formale non necessita del riconoscimento del sistema formale.
Si viene ad affacciare nel mondo della formazione tutta una ampia scena di corsi disciplinari e interdisciplinari, fondati su competenze, conoscenze e pensieri, che tuttavia, proprio per questa apertura, non necessitano obbligatoriamente di un riconoscimento legale (MIUR, Cost. Art. 33).
FORMAZIONE INFORMALE
E’ un processo, non legato a tempi o luoghi specifici, per il quale ogni individuo acquisisce – anche in modo inconsapevole o non intenzionale – attitudini, valori, abilità e conoscenze dall’esperienza quotidiana e dalle influenze e risorse educative nel suo ambiente: dalla famiglia e dal vicinato, dal lavoro e dal gioco, dal mercato, dalla biblioteca, dal mondo dell’arte e dello spettacolo, dai mass-media.
L’Educazione Informale è slegata da tempi o luoghi specifici e può essere inconsapevole o non intenzionale. Informale è il processo che permette all’individuo di acquisire attitudini, valori, abilità e conoscenze dal fare quotidiano.
L’Educazione Informale utilizza il contesto ambientale come strumento di formazione. Strumenti quali progetti di Ricerca e Sviluppo, mostre ed esposizioni, scrittura di racconti, realizzazione di filmati e opere media in genere, e susseguenti produzioni editoriali sulla carta stampata e sul web, sempre finalizzando i diversi contributi alla comprensione delle relazioni processuali fra la sfera ambientale e quella culturale socio-economica individuale.